Albion by Bianca Marconero & Barbara Baraldi

autore:Bianca Marconero & Barbara Baraldi [Marconero, Bianca & Baraldi, Barbara]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
editore: Limited Edition Books
pubblicato: 2013-03-17T23:00:00+00:00

Capitolo 40

Amici?

Quando Marco si svegliò era a pezzi.

Realizzò di essere ripiegato su se stesso, con la testa appoggiata alle gambe, raccolte al petto. Sulla schiena arrivava la fredda pressione della pietra. Aprì gli occhi e ricordò.

Il torneo. Il risveglio. La grotta. Erek.

Si voltò a sinistra e lo trovò girato su un fianco. Gli dava le spalle. Alla sua destra, rannicchiata come una bambina, c’era Helena.

Dormiva con le mani giunte sotto il viso. Qualcuno aveva avuto il buon senso di dare una coperta anche a lei. Fissò il suo volto. Era l’immagine della quiete ed era più bella di quanto avrebbe mai saputo esprimere a parole.

«Sembri un maniaco».

La voce sussurrata di Deacon gli fece alzare lo sguardo.

«Cazzo vuoi, Emrys?» ribatté, tenendo basso il tono.

«La fissi mentre dorme» sillabò, con aria saccente, «è da malati».

«Rosicone».

«Non ti capisco quando parli in inglese» allargò le braccia, «figuriamoci quando lo fai nella tua lingua».

«Sei solo geloso».

«La mia amica è troppo intelligente per te» quindi si alzò e si sgranchì le lunghe gambe. Stava stirandosi le braccia quando tornò con lo sguardo su Marco, ancora seduto.

«Perché sei rimasto?» chiese, quasi lo realizzasse in quel momento. Marco si alzò a sua volta. «Volevo vedere come finiva con Erek».

«Per mia fortuna non è ancora finita». Nell’udire la voce di Erek, Deacon e Marco gli balzarono accanto, subissandolo di domande.

«Ohi! Non statemi addosso!» si drizzò con uno scatto straordinariamente agile. I bendaggi imbrattati di sangue secco pendevano dalle braccia. Alzò le mani allungandosi con un gesto energico.

Gli altri due lo fissarono sorpresi.

«Ieri sera sembravi più morto che vivo» commentò Deacon.

«Ieri era un altro giorno. Ora ho bisogno di un bagno» sfilò in mezzo a loro, diretto verso il lago. Era a metà strada quando li richiamò: «Datevi una mossa. Non c’è niente come l’acqua gelida per cominciare la giornata».

«Non possiamo fare il bagno» obiettò Deacon, «moriremo assiderati!»

«Siamo in ottobre» precisò Erek, che tolte le bende mostrava i tagli chiusi e rimarginati, come se fossero ferite vecchie di settimane.

«Solo un irlandese muore assiderato nell’acqua fresca».

Marco trattenne una risata e Deacon lo fulminò. «Non ridere!»

«Non sto ridendo» disse l’altro, sforzandosi di non farlo. Poi si slacciò la cerniera della tuta e si diresse senza indugi verso il lago.

Sulle prime Deacon lo fissò sconcertato, poi si affrettò a raggiungerlo. «Non vorrai assecondarlo?!»

«E perché no?» chiese Marco, sfilandosi i pantaloni.

«Perché meno di sei ore fa sembrava morto!»

«Adesso però mi sembra vivo».

«Ha perso litri di sangue! Se non ci arriva da solo a capire che il freddo provoca congestioni, dovremmo farlo ragionare noi che…» farfugliò Deacon, poi si arrese. «Al diavolo! Se lo possono fare un gallese e un italiano, allora lo posso fare anche io!» e si chinò per slacciarsi le scarpe.

«Ora sì che ti riconosco!» dichiarò Erek, ormai in mutande; poi prese una breve rincorsa e si lanciò nello specchio d’acqua fredda sollevando un trionfo di spruzzi.

«Merda! È gelida» gemette Marco, investito in pieno.

Deacon si sfilò i calzoni e lo raggiunse in due falcate. «Troppo fredda per te?»

«Non c’è niente a questo mondo che sia troppo per me» lo sfidò.

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